venerdì 10 maggio 2013

Il parto? Meglio a casa!!


È ora di tornare a partorire  a casa. Per le future mamme in buona salute che stanno vivendo una gravidanza fisiologica, l’ospedale non sarebbe il luogo più indicato dove partorire.
A sostenerlo è una voce autorevole, si tratta infatti del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (Rcog) britannico, che nel suo ultimo rapporto sottolinea che un terzo delle future mamme dovrebbe tornare a partorire tra le mura domestiche, o nei centri gestiti da ostetriche che sono le figure di riferimento per la fisiologia.
Dal rapporto emerge, inoltre, la necessità di ridurre i reparti di maternità per concentrare le cure specialistiche a servizio delle donne che ne hanno effettivamente bisogno.
Secondo Anthony Falconer, presidente del Rcog, l’attuale gestione pubblica delle maternità “non è accettabile, né sostenibile” e le donne non dovrebbero più guardare all’ospedale come al luogo dove partorire. “Solo un terzo delle partorienti ha bisogno di un medico, solo un terzo di un’ostetrica e solo un terzo di entrambi” afferma Anthony Falconer. “C’è la percezione fra le pazienti che partorire in ospedale sia più sicuro. Ma le cliniche gestite dalle ostetriche sono dei posti molti sicuri per mettere al mondo un figlio“.
In effetti, in alcuni Paesi europei il parto a domicilio non è un evento raro, pensiamo all’Olanda, dove il 30% dei bimbi nasce in casa.


E in Italia?Nel nostro Paese, dove gravidanza e nascita sono eventi fortemente medicalizzati, questa è un’opportunità ancora poco sfruttata. “Ma il parto in casa, per le donne sane, è un’alternativa molto valida” commenta Marta Campiotti, presidente dell’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e case maternità. “Il parto non è un atto medico, ma è un evento fisiologico: il bambino nasce senza bisogno di procedure o interventi particolari. Minori sono le interferenze e più ‘facile’ e soddisfacente si rivela l’esperienza del parto”.
A garantire la sicurezza di questa scelta è l’attenta selezione che viene compiuta già nell’attesa, sulla base dei parametri stabiliti dalle linee guida dell’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e case maternità.

Ad esempio, non possono partorire in casa le future mamme che soffrono di patologie preesistenti alla gravidanza (diabete, malattie croniche della mamma, ecc.) o comparse nel corso dell’attesa (preclampsia, diabete gestazionale, ecc.), e le donne che hanno subito operazioni all’utero. Ma per le donne che hanno vissuto un’attesa fisiologica e godono di buona salute (con bimbo in posizione cefalica e gravidanza a termine, ovvero tra la 37a e la 42a settimana), accogliere il proprio piccino tra le accoglienti mura domestiche può rivelarsi un’esperienza molto soddisfacente. Si è visto, inoltre, che le donne che partoriscono a casa allattano al seno di più e più a lungo, e l’intesa con il neonato è favorita.
In alcune regioni, ovvero Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Marche, e nelle province autonome di Trento e Bolzano, le coppie che scelgono di partorire a domicilio o in una Casa di Maternità hanno la possibilità di chiedere un rimborso totale o parziale (la percentuale cambia a secondo della Regione) delle spese sostenute per l’assistenza ostetrica.

Fonte: /http://www.dolceattesa.rcs.it/2011/07/il-parto-meglio-a-casa-2/

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