lunedì 15 luglio 2013

Gravidanza: lo yoga fa bene a mamma e bambino

A differenza di alcuni sport sconsigliati in gravidanza, lo yoga aiuta le donne incinta a star bene. È quanto sostiene il famoso medico e scrittore britannico Julian Spinks. Lo yoga permette di eseguire esercizi dolci senza causare sforzi muscolari.

Lo yoga può infatti donare benessere a muscoli, articolazioni e colonna vertebrale.
Inoltre secondo il dott. Spinks lo yoga apporta effetti positivi anche a livello emotivo, donando rilassatezza interiore ed equilibrio. Tali benefici possono riflettersi in maniera più che positiva anche in un organismo in fase di crescita ed evoluzione.

In particolare praticare yoga in gravidanza può essere benefico per le mamme in attesa che potrebbero soffrire di mal di schiena.

È consigliato comunque alle future mamme rivolgersi ad un centro yoga specializzato con insegnanti qualificati nello svolgimento di corsi di yoga rivolti in modo specifico alle donne in dolce attesa. Un maestro di yoga esperto potrà infatti indicare gli esercizi migliori e seguirne con attenzione l'esecuzione e potrà programmare le lezioni a seconda delle esigenze della donna, in base al momento della gravidanza e secondo le sue condizioni di salute.

martedì 9 luglio 2013

Le frasi da non dire alla mamma che allatta

Quante volte mi sono sentita dire e mi sento ancora dire queste frasi!! Sono l'unica?

Commenti e giudizi sulla gestione delle poppate al seno e sulle caratteristiche del suo latte possono pesare molto sulla serenità di una neomamma. Ecco le frasi da evitare quando si parla con una donna in dolce attesa e/o con una madre che sta allattando il suo bambino.

Chissà se avrai latte...
Questa frase, detta a una futura mamma crea dei dubbi che non hanno ragione di essere e può minare la sua fiducia nelle proprie potenzialità di nutrire al meglio il bimbo che nascerà. Oggi sappiamo che gli impedimenti di tipo fisiologico alla buona riuscita dell'allattamento sono rarissimi, eppure si continua a parlare della produzione di latte come se fosse una possibilità e non una certezza. "Ci precedono due generazioni di mamme che, a causa di alcuni errori nella gestione delle poppate (allattare a orari, offrire acqua, tisane, formula artificiale), non sono riuscite ad allattare" considera Martina Carabetta, Consulente Professionale in Allattamento Materno (IBCLC) presso l'Ambulatorio Latte&Coccole di Roma. "E così, si è diffusa l'idea che allattare sia una faccenda di fortuna e che alcune donne abbiano latte e altre no. L'esperienza negativa di chi ci ha preceduto, ha fatto sì che perdessimo la fiducia in questa nostra capacità. In realtà tutti i mammiferi producono latte per i loro cuccioli e le mamme umane non sono da meno! Ricordiamo che la sopravvivenza della specie umana si deve proprio al latte materno".

Sei sicura che il tuo latte sia sufficiente?
Ecco un commento che può mettere seriamente in crisi una neomamma che si sente completamente responsabile del benessere e della crescita del suo bambino. "In realtà si tratta di un dubbio che, generalmente, non ha senso" spiega Martina Carabetta, "e lo si comprende facilmente se ragioniamo in termini di fisiologia: se siamo mammiferi e le mammelle sono ghiandole, per quale motivo dovrebbero funzionare solo al 70%? Oppure al 30%? Oppure il lunedì e il martedì e non il mercoledì? Nessuno di noi si preoccupa che altre ghiandole un giorno non funzionino più". In genere chi mette in dubbio il latte della mamma lo fa perchè non conosce la normalità dell'allattamento. Ad esempio, il fatto che le poppate siano numerose e molto frequenti può essere interpretato – erroneamente – come mancanza di latte, mentre si tratta del meccanismo pensato dalla natura per garantire il buon avvio e la prosecuzione dell'allattamento stesso. Infatti, la produzione si basa su un meccanismo di domanda e offerta, più spesso il bimbo succhia, più latte viene prodotto.
Lo attacchi ancora? Ma ha appena poppato!

L'allattamento non si basa su orari e tabelle come l'alimentazione artificiale. A guidare le poppate è la richiesta del bambino stesso, poiché soltanto lui sa se è il momento di mangiare o, ancora, se ha sete e ha bisogno di attaccarsi al seno per dissetarsi. "Ricordiamo inoltre che al seno il bambino soddisfa anche il bisogno di contatto e di rassicurazione... è normale che un neonato poppi spesso!" spiega la consulente professionale.

Devi pesarlo prima e dopo la poppata

Un tempo la doppia pesata, purtroppo, era la norma, ora invece è fortemente sconsigliata poiché genera ansie e stress e non offre informazioni utili. "Per controllare che tutto proceda bene, la mamma potrà contare i pannolini bagnati (che dovranno essere almeno 6-7 al giorno) e pesare il bebè una volta alla settimana" spiega Martina Carabetta. "Nel primo trimestre, l'incremento ponderale dovrebbe raggiungere e/o superare i 150 grammi. Nel caso in cui il bimbo sia cresciuto un po' meno, piuttosto che verificare quanto latte assume ad ogni poppata, meglio valutare la situazione nel complesso magari rivolgendosi a una figura esperta in allattamento".

Sarà sostanzioso? Sembra acqua!

"Il latte materno ha una composizione diversa dal latte vaccino" spiega la consulente professionale. "Contiene molta acqua (circa l'87%) perchè deve rispondere al fabbisogno di liquidi del bambino; inoltre la sua consistenza varia durante la poppata: all'inizio il latte è molto più trasparente, poi diventa via via più denso. Ricordiamo che il latte della mamma è perfetto per rispondere alle esigenze nutritive del bambino".

Il tuo latte è troppo grasso!

Con il latte di mamma non esiste il rischio di mangiare 'troppo'. Anzi, l'allattamento riduce il rischio di dover fare i conti con un eventuale sovrappeso nell'infanzia. L'allattamento ha anche una funzione "educativa" in questo senso, poiché abitua il bimbo ad autoregolarsi, mangiando solo quando ha fame e la quantità giusta per saziarsi.

Ti ha scambiato per un ciuccio!

Spesso alla mamma viene suggerito di offrire il ciuccio al bebè, perchè il piccolo non usi il seno come se fosse un succhiotto. "In realtà è il contrario: al massimo è il ciuccio che viene scambiato per il seno, non viceversa!" commenta Martina Carabetta. "Il seno rappresenta la risposta fisiologica al bisogno di suzione del bambino, il succhiotto è un sostituto del seno. Un sostituto che, nelle prime settimane di vita, sarebbe meglio non offrire al bebè, per non rischiare di interferire con il buon avvio dell'allattamento stesso. Infatti, usando il ciuccio c'è il rischio che alla fine della giornata il bimbo non abbia poppato abbastanza spesso, e quindi che il seno non venga stimolato in modo adeguato e la produzione cali".

Così lo vizi!

Offrire il seno non significa certamente viziare, la vicinanza e il contatto con la mamma sono bisogni primari per un piccolo essere umano, i vizi sono altri...
articolo di Giorgia E.Cozza

Lo allatti ancora?

Quanto volte mi sono sentita fare questa domanda per il mio primo bimbo!!! 
Allattato fino a 22 mesi, oggi leggo questo articolo che mi conferma che la mia scelta è stata giusta!!

Fino a quando allattare al seno? Al seno il bebè trova l'alimento ideale per la crescita e un'importante fonte di affetto e rassicurazione.

Ma una volta superati i sei mesi di vita, quando il bimbo inizia ad apprezzare nuovi cibi e sapori, fino a quando ha senso continuare ad allattare? Dopo l'anno di età il latte materno conserva il suo valore nutritivo? Quando è il momento giusto per interrompere questa speciale forma di relazione tra mamma e figlio?

Una scelta personale

Quando si parla di allattamento al seno non ci sono "scadenze" o tempi predefiniti, uguali per tutti. Le poppate possono proseguire più o meno a lungo, secondo dei desideri della coppia mamma-bebé. "L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di nutrire esclusivamente al seno fino al sesto mese di vita del bambino" spiega Paola Paschetto, consulente professionale presso il Centro Allattamento di Biella, "il latte materno dovrebbe poi restare l'alimento prevalente, a cui si accostano gradualmente altri cibi, fino all'anno; ed è consigliabile proseguire l'allattamento per tutto il secondo anno di vita. Dopo il secondo anno, afferma sempre l'OMS, la scelta di continuare e per quanto tempo, è a discrezione di mamma e bambino".

Latte senza sostanza?

"Ormai è acqua!" e "Dopo l'anno, il tuo latte non ha più sostanza". Queste sono solo alcune delle osservazioni che facilmente si sentirà rivolgere la mamma che allatta un bimbo che ha superato i primi mesi. "Ma si tratta di obiezioni che non hanno alcuna base scientifica, luoghi comuni smentiti da studi e ricerche" spiega Paola Paschetto. Non solo il latte materno conserva tutto il suo valore nutritivo e immunitario, ma alcune sue caratteristiche si 'potenziano' dopo il primo ed il secondo anno di vita del bambino! Recenti studi hanno infatti evidenziato che, superato il primo compleanno, il latte materno diventa più calorico ed energetico poiché aumentano in grassi in esso contenuti. Con la crescita del bebè si potenziano anche le proprietà antibatteriche che rendono il latte un valido alleato del sistema immunitario del bambino.

Più latte, più salute!

C'è un collegamento tra durata dell'allattamento e benefici per la salute. Più a lungo il bimbo è allattato e più si riduce il rischio di fare i conti con problemi di sovrappeso e obesità nell'infanzia. E per la mamma, nutrendo al seno si abbassa la percentuale di rischio di sviluppare un cancro al seno, alla cervice uterina, alle ovaie. Anche questi benefici sono proporzionali alla durata dell'allattamento stesso: maggiore è la durata, maggiore è l'effetto protettivo.

E a livello psicologico?

Una delle obiezioni più ricorrenti quando si allatta un bimbo che ha superato i primi mesi è quella che l'allattamento possa interferire con il suo cammino verso l'indipendenza. Molte mamme si sentono dire che stanno crescendo dei figli "mammoni". "Eppure non esiste nessuno studio che dimostri questi luoghi comuni" riprende la consulente. "E fino alla metà del secolo scorso essere allattati per due o tre anni era la norma e tuttora lo è in molte culture, senza 'conseguenze' negative in termini di autonomia dei bambini". Anzi, pare sia vero proprio il contrario: i bimbi che hanno avuto a disposizione il seno materno per il tempo desiderato, generalmente, sviluppano un attaccamento sicuro e mostrano buone capacità di gestire situazioni nuove.

È troppo dipendente dalla mamma?
"Nella nostra società c'è tanta fretta di rendere autonomi i bambini, ma in realtà è normale che un piccino di due anni – che sia allattato o meno - sia dipendente dalla sua mamma" considera Paola Paschetto. "Ha tutta l'infanzia per diventare pian piano sempre più indipendente e nell'adolescenza conquistare l'autonomia emotiva dai genitori. Inoltre, forse è il caso di chiarire cosa si intende quando si parla di autonomia: perchè ci stupiamo se un bimbo di tre anni è ancora allattato, ma non obiettiamo se, alla stessa età, usa il ciuccio o viene trasportato nel passeggino anziché camminare dando la mano al genitore, o fa colazione con il biberon invece che con la tazza?".

Non si svezzerà mai?

"Oggi si pensa che debba necessariamente essere la madre a interrompere l'allattamento, come se l'abbandono delle poppate non facesse parte del normale percorso di crescita" conclude la consulente. "Quanto avviene in altre culture (e avveniva anche in Italia fino ad alcuni decenni fa) ci ricorda però che tutti i bambini si svezzano da soli, chi prima chi poi, ma comunque in età prescolare". I bambini che hanno la possibilità di abbandonare il seno in modo graduale e senza forzature, nella maggior parte dei casi cominciano a diradare da soli le poppate, non cercando più il seno per intervalli di giorni sempre più lunghi, finché a un certo punto la mamma si rende conto che questa forma di relazione ha lasciato il posto ad altre modalità e che l'allattamento si è concluso spontaneamente.

Un aiuto da mamma a mamma

Abbiamo detto che, se allattare fa piacere sia alla donna che al bambino non ci sono motivi per smettere e la madre ha diritto a ricevere sostegno ed essere compresa ed apprezzata nella sua scelta. Se questo sostegno non arriva o, al contrario, la mamma è oggetto di commenti indesiderati o addirittura critiche, per risolvere dubbi e perplessità può essere di grande aiuto condividere le proprie emozioni con altre donne che stanno vivendo la stessa situazione o ci sono già passate. Il suggerimento è quindi quello di partecipare agli incontri organizzati da Consultori, gruppi di auto-aiuto e associazioni che promuovono l'allattamento.

articolo di Giorgia E.Cozza

venerdì 5 luglio 2013

Varicella

Anche a casa nostra è arrivata la varicella!! Proprio alla fine dell'anno scolastico, un bambino ha infettato metà classe! (l'altra metà l'aveva presa l'anno prima ;)
Venerdì mattina in aereo mentre venivamo al mare dai nonni guardo mio figlio e vedo sul collo tre bolle, ovviamente ho capito subito che stavolta non ci sarebbe stato scampo!!
Infatti nei giorni successivi un'esplosione di bolle, soprattutto sul tronco e poche in viso e niente nelle gambe, una notte di febbre altissima e due giorni di prurito costante! E' stato abbastanza un incubo :), lui quando sta male vuole solo mamma, ma avendo la piccola da allattare e in più dovendo evitare che stiano troppo vicini rischio infezione, non è stato proprio semplice, anzi!!!
Niente antivirali o antistaminici, è seguito da un omeopata unicista molto bravo e ovviamente da una naturopata molto brava, la sua mamma!!! Per cui febbre scesa con sali di Schussler e rimedio omeopatico per varicella, tanti bagni con farina d'avena per alleviare il prurito. 
In un paio di giorni tutto passato, ora aspettiamo che vadano via le crosticine per poter andare finalmente al mare!!! 
Stefania

Secondi figli

In questi giorni stavo considerando la mia esperienza con la seconda bimba, dopo questi primi tre mesi.
Lei rispetto al primo bambino è veramente impegnativa da gestire! I primi due mesi sempre attaccata al seno (ma questo lo faceva anche il primo!), ma a questo si sono aggiunte: coliche, reflusso e ovviamente pianti e strilli continui! Ora è nella fase dei pianti nel momento di dormire o quando è molto stanca ma non vuol saperne di dormire ed è un continuo svegliarsi per ogni minimo rumore.
Il primo bambino (a parte stare quasi sempre attaccato al seno!) dormiva ovunque incurante dei rumori intorno, mai avuto coliche o reflusso, lo so sono stata fortunata! Anche se in quel momento non la pensavo così... 
Ma nonostante questo impegno con lei mi sembra tutto più facile! 
Il primo figlio è veramente un esperienza, come dire "totalizzante", qualcosa alla quale non sei assolutamente preparata! 
Non so se è una sensazione che ho vissuto solo io, ma è stato uno scombussolamento totale a tutti i livelli emozionale, energetico e fisico. Invece con la seconda mi sembra tutto più semplice. Sarà l'esperienza acquisita con il primo, sarà come dice una mia amica, quando hai il primo figlio credi ancora che sia un tuo diritto dormire, mangiare, fare una doccia, leggere (e potrei proseguire...), per lo meno non seguendo i tuoi ritmi e orari! con il secondo hai già capito che non è così e quindi sei più rilassata! Forse è proprio così, la vita di una mamma si plasma in base alle esigenze dei figli, tutto il resto passa in secondo piano, almeno per un pò di tempo!!
Anche tu hai avuto la stessa esperienza? 
Stefania

martedì 2 luglio 2013

Parto in casa

Credo sia il caso di raccontarvi anche il mio parto in casa! 
La mia seconda bambina è nata da tre mesi ormai! E anche lei, come il mio primo bimbo, è nata in casa. 
Quando ti avvicini alla fine della gravidanza, tutti iniziano a chiederti "hai deciso dove partorire?" (a Roma ci sono vari ospedali e molta scelta!) e alla mia risposta "si a casa", tutti mi guardavano come se stessi scherzando e quando dicevo che anche il primo bimbo è nato a casa, allora lo sguardo diventava "questa è pazza"!!!
Questa è la reazione comune della maggior parte delle persone, seguita, dalle mamme che hanno già vissuto il parto, "che coraggio" e "come fai senza epidurale?"
Non penso che partorire in casa richieda molto coraggio, sicuramente richiede avere fiducia in se stesse, nelle reazioni del proprio corpo e richiede affidarsi al proprio istinto. 
Partorire è una cosa naturale, che ogni donna sa fare indipendentemente dai medici, dall'ospedale e da tutto quel mondo che cerca di medicalizzare anche una delle cose più naturale a questo mondo!
Ma ormai la società in cui viviamo richiede questo, l'ospedale dove in teoria si va perché si è malati sembra essere l'unico posto dove si può dare alla luce un bambino! Siamo convinte che un ginecologo, (magari uomo!), sappia meglio di noi cosa fare, deleghiamo una cosa talmente personale all'esterno e questo solo per paura! Paura di soffrire, paura di non riuscire...spesso ci dimentichiamo della forza che abbiamo e forse anche il parto può essere un momento per riscoprirlo e riscoprirci!
Stefania

P.s. Tra l'altro per quante di voi fossero interessate al parto in casa,alcune regioni (tra cui il Lazio), rimborsano le ostetriche che vi seguiranno!